Il pianto del bimbo

NAAM® parla del PIANTO del BIMBO  

   Il NEONATO non parla??? 

NO,  …spesso siamo noi adulti che non l’ascoltiamo. Il suo pianto è la forma di comunicazione più chiara …e più lungo dura (diventando insistente e acuto), …più è facile che l’angoscia dei piccoli possa contagiare chi gli sta accanto.

Alcuni pianti sono facili da interpretare, altri sono più ambigui. Quando si conosce meglio il piccolo, ci si accorge che i suoi pianti variano di intensità, forza, durata e persino si riesce a comprendere lo stato di emotività.

  Cause più frequenti del pianto:

  1. solitudine o mancanza di contatto umano;
  2. freddo o caldo eccessivo;
  3. pannolino sporco;
  4. spavento causato dalla luce o da rumori troppo forti;
  5. troppa stimolazione, …se il bimbo viene tenuto sveglio quando è stanco;
  6. fame;
  7. dolore;
  8. aria nel pancino;
  9. perché si annoia o viene ignorato per troppo tempo;
  10. perché viene spogliato;
  11. mancanza di tempismo: ha aspettato troppo per una poppata, o le cose sono state fatte troppo in fretta o troppo piano, o è stato messo a nanna nel momento sbagliato;
  12. perché infastidito da qualcosa.

 

Come si può vedere, i bimbi piango per vari motivi. Sarebbe d’aiuto fare il diario del giorno con annotazioni degli orari del pianto, situazioni dove si è presentato, per quanto tempo, …e la strategia consolatoria usata per rispondere alle sue esigenze.

Dalla nascita e fino ai primi venti giorni, il neonato piange per circa 100 minuti al giorno, …i primi 3 mesi sono di adattamento alla vita fuori dall’utero.  Comunque, la calma dei genitori (in qualsiasi modo si possa adottare per rispondere al pianto del bambino) è fondamentale.  I piccoli, come sempre detto, sono bravissimi a captare tensioni e turbamenti.

Occorre rapportarsi al piccolo in modo sereno, affinché l’intervento consolatorio abbia esito positivo nel calmare l’irrequietezza.

Il pianto è stato creato dalla natura allo scopo di sollecitare un intervento adeguato da parte di chi accudisce il bambino. Rispondere sempre alle richieste d’aiuto del piccolo, fanno si che lui si senta ascoltato e che l’ambiente in cui si trova gli appaia sicuro.

Trovare strategie d’ascolto al pianto consente al bebè di acquisire fiducia in tutto ciò che lo circonda e in chi gli sta accanto. Quando i neonati non piangono, non è segno di fortuna, ma il risultato di fattori positivi, quali: la salute, l’orario non imposto, l’alimentazione sufficiente, genitori calmi, raccoglimento e silenzio in casa. 

Ricordo che un bimbo lasciato piangere per ore, finisce per addormentarsi, ma solo per stanchezza, non perché abbia “capito” lo stato del momento.

Aboliamo poi i detti comuni: vizi, bimbo nervoso, questo bimbo mi fa disperare, …  non consideriamo il pianto come capricciosità che va repressa, ma come sofferenza che va rimossa alle origini.    

 

 

COME CALMARE UN BIMBO CHE PIANGE  

E’ bene sapere che i bimbi sono programmati per piangere e piangono quando il loro equilibrio interiore viene alterato da sensazioni di disagio, come dolore fisico o, semplicemente, vengono infastiditi da un qualcosa che per noi adulti è “scontato”, ma per loro è causa di stress.

Il pianto, non solo allerta i genitori di un bisogno del piccolo, ma serve anche al bimbo per accertarsi che vengano presi provvedimenti in suo aiuto.   Il neonato non è in grado di calmarsi da solo ed è compito dei genitori fare ciò che è possibile per calmarlo. A volte piangono senza causa specifica. 

Se niente calma il bebè è il momento di smettere di analizzare il problema e ricorrere a cambiamenti del “qui ed ora”. Anzitutto, si inizia ad identificare perché il piccolo piange.  Se tutti i tentativi di consolarlo falliscono e il pianto stressa troppo è ora di mettere il bimbo in sicurezza (posizionarlo nel suo lettino) ed allontanarsi un attimo … non si può costringere un bimbo a smettere di piangere, ma possiamo consolarlo, calmarlo. Se chi si prende cura di lui mantiene serenità, calma, … la situazione del pianto migliora, anche se a volte il tutto può dipendere dalla sua intensità e dal livello di tolleranza dei genitori.  

La tecnica migliore è quella dell’abbraccio e proporre piccoli cambiamenti: girarlo dal lato opposto, cullarlo un pochino, fare penombra nell’ambiente se è troppo luminoso, cambiare il pannolino, massaggiarlo, accarezzarlo, offrire il ciuccio, dargli da mangiare se è l’ora della poppata.

Possiamo, inoltre, guardare il piccolo negli occhi con dolcezza in modo che capisca di non essere solo. Occorre ristabilire il suo equilibrio in modo perfetto, cioè, fare per lui quello che non è in grado di fare da solo.

Alcuni bebè, in particolare, piangono disperatamente a causa della mancanza dei vestitini, odiano la sensazione della pelle esposta, a prescindere dalla temperatura esterna. In questi casi si può risolvere il disagio coprendo l’addome con un panno morbido o semplicemente coprendo il pancino con la mano calda del genitore.

Alcune ricerche riportano che il neonato nei primi venti giorni di vita può piangere 100 minuti al giorno. Non sempre significa, come già detto, che ci sia un qualcosa che non va, ma semplicemente che il pianto è voce di un adattamento alla vita fuori dell’utero …una vita ancora difficoltosa.  

 

Ecco alcune strategie che ho personalmente utilizzato:

IL RUMORE DEL PHON, della cappa della cucina, dell’aspirapolvere, … perché ricordano al bimbo l’ambiente sonoro del grembo materno;

UTILE può essere l’USO della FASCIA porta bebè;

PASSEGGIATA… il cambiamento dell’ambiente (basta a volte uscire sul balcone, in cortile, ..) permette al bimbo di sentire suoni, profumi diversi …e spostando la sua attenzione “ad altro” potrebbe calmarlo;

L’OSCILLAZIONE … prendere in braccio il piccolo e canticchiare a bocca chiusa una melodia, facendo oscillare il bimbo dolcemente, rallentando pian piano i ritmi, fino a diventare impercettibili, …favorendo la distensione e l’addormentamento. L’oscillazione per il bebè è sinonimo di movimento materno, …lo rassicura e lo rilassa;

IL PAPA’… può sdraiare il piccolo a pancia in giù sul suo petto, contatto pelle a pelle. Questa posizione ha un effetto calmante e, progressivamente, il respiro del bimbo si adatterà a quello del papà che potrà creare “l’effetto  ombra”, … questo accade alternando il suo respiro a pancia piena/pancia vuota. Il piccolo si sentirà cullato;

USO DELLA MUSICA… suoni della natura, carillon;

CAREZZE… al volto, usando un batuffolo di cotone morbido e imbevuto d’acqua (tiepida) di rose, fiordaliso o fiori d’arancio, …si accarezza la faccia del bimbo;

LA POSIZIONE MAGICA… si appoggia il bimbo sulle gambe del genitore, piegate ed abbracciate a formare una culla che accoglie il bimbo ad una distanza di 30 cm dal volto del genitore (la posizione ricorda quella fetale);

ABBRACCIO SUL CUORE… si posiziona il bimbo in un abbraccio che porta il suo orecchio sul cuore del genitore. L’ascolto del ritmo del cuore rilassa il piccolo (questa potrebbe essere una strategia che, adottando la stessa posizione in braccio ad altri, il bimbo si tranquillizza riconoscendo lo stesso suono);

MASSAGGIARE IL PIEDINO…con movimenti circolari in senso orario nel centro del cuscinetto plantare alla base delle dita.

Se malgrado tutto questo, il pianto è inconsolabile (e non ci sono problemi di salute del bebè), CHIEDETE AIUTO alle persone a voi più care. Date il bimbo ad altri per il tempo necessario a fare una passeggiata o altro che vi possa rilassare un pochino. Sicuramente, al vostro rientro sarete più disposti a riprendere la situazione con più disponibilità all’ascolto del vostro bebè.

PICCOLO CONSIGLIO… annotate sempre sul vostro diario di accrescimento del bebè la presunta causa del pianto, situazione in cui si è presentato… e la strategia che in quel momento è stata valida per rispondere e poterlo consolare. Intorno al 3/4 mese il bimbo tende a piangere sempre meno, questo perché genitori-bimbo si conoscono meglio e si riesce a rispondere ai primi segnali, offrendo sostegno al bebè, senza arrivare sull’orlo di una crisi di pianto violenta.

 

I servizi Naam®

Gravidanza

Nascita

Bimbo

Menopausa